Italian Gemstone Market Report
Le principali problematiche del mercato globale della gioielleria
Le principali dinamiche che hanno plasmato il mercato globale della gioielleria nella sua forma attuale stanno influenzando anche la produzione italiana. Ecco un breve commento su alcune di queste:
- Crescente dominio di grandi gruppi finanziari: Questi sono in grado di permettersi enormi investimenti in strategie di comunicazione globale e distribuzione, un fenomeno sempre più evidente.
- Integrazione verticale delle diverse fasi produttive: Questo processo impoverisce le figure professionali tradizionali. Ad esempio, produttori di gemme che acquistano marchi di gioielleria, rivenditori a catena che tagliano direttamente le pietre grezze o produttori di gioielli che aprono negozi propri o vendono direttamente online ai consumatori finali.
- Instabilità dei prezzi delle gemme: Dovuta a estrazioni precarie, alta variabilità nella domanda e rapidi cambiamenti delle mode e tendenze.
- Percezione opposta del gioiello: Viene visto sia come accessorio di moda temporaneo sia come bene di lusso durevole e investimento. Questo ha portato a un forte declino del segmento di mercato medio.
- Prezzi crescenti per gemme eccezionali e certificate: Questo fenomeno penalizza le gemme più comuni.
- Discrepanza tra gioielli vintage e produzione moderna: I gioielli vintage, offerti a prezzi competitivi, registrano una crescita delle vendite durante fiere e aste. Al contrario, i produttori di gioielli moderni devono sostenere i costi dell’intero ciclo produttivo e di vendita.
- Uso modificato della gemma: Non più come elemento centrale del gioiello, ma come parte integrata di esso. La qualità del taglio e la personalizzazione stanno diventando sempre più importanti.
La produzione oggi
In questo periodo di incertezza e instabilità, le gemme colorate e fantasia sono meno attraenti rispetto a diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri.
Nonostante ciò, ogni brand di design cerca nuove tonalità, materiali e forme per rendere uniche le proprie collezioni. Purtroppo, la ricerca di novità spesso si traduce nell’uso di materiali economici e facilmente reperibili per garantire produzioni più ampie e maggiori profitti.
In Italia, i materiali più lavorati oggi includono madreperla, giade di tipo C, malachite, onice, corniola, opale rosa e lapislazzuli. Alcuni marchi utilizzano ancora turchese, corallo, calcedonio blu, crisoprasio, ametista e topazio London Blue. Altre gemme come peridoto, granato, tormalina, berillo e topazio sono richieste solo per progetti speciali o gioielleria di alta gamma. La maggior parte dei marchi non utilizza gemme colorate “fantasia” per le proprie collezioni.
Al momento, non ci sono piani a breve termine per il reclutamento di gemme colorate per produzioni consistenti. Sorprendentemente, anche marchi importanti stanno usando paste colorate, smalti, materiali tinti (come giada e madreperla), quarziti, calcedonio, doppi e tripli strati per ottenere motivi e sfumature inusuali.
Il distretto di Valenza
Nel 2016, l’export di gioielli ha registrato una contrazione di circa il -4%, con una perdita di circa 300 milioni di euro, seguendo il calo della domanda globale di gioielli.
Si è registrato un calo in quasi tutti i Paesi (ad esempio -15% nell’UE, -6,7% in Svizzera, -10,6% in Francia, -9,1% a Hong Kong), con l’eccezione degli Stati Uniti (+15%) e del Regno Unito (+30%). Fortunatamente, dopo anni, si nota una crescita del +6,7% nel mercato interno.
L’Italia vanta una tradizione orafa antica e consolidata, sviluppata in distretti manifatturieri come Vicenza, Arezzo, Napoli, Milano e Roma. Tra questi, solo Valenza riesce a soddisfare le esigenze dei marchi globali di gioielleria in termini di varietà di servizi, qualità della manifattura, know-how tecnico e innovazione.
La tradizione orafa di Valenza ha origine nel 1840 e, prima della Prima Guerra Mondiale, erano attive più di 40 aziende. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, il numero era salito a oltre 300.
Oggi, dopo anni difficili, contiamo ancora circa 800 attività con 4700 operatori coinvolti e un tasso di export che sfiora i due miliardi di euro.
Il patrimonio tecnico e professionale, una specializzazione elevata, un tessuto imprenditoriale interconnesso, prezzi competitivi e una grande capacità di adattarsi alle nuove esigenze di mercato sono i motivi per cui molti marchi continuano a investire qui.
Tra gli esempi recenti, la nuova fabbrica BULGARI, la più grande d’Europa, che prevede di raggiungere i 700 dipendenti entro quest’anno. Anche Cartier, con l’acquisto di tre fabbriche (Torino, Valenza e Milano), ha creato il gruppo PGI.
Un nuovo trend vede alcune aziende, che in passato producevano in Thailandia o Cina, tornare a Valenza per sfruttare i vantaggi logistici, la minore differenza di costi e la crescente domanda di prodotti “Made in Italy”.
Aspettative per il 2017
Sebbene i dati ufficiali sembrino leggermente negativi, le previsioni di export per il 2017 sono abbastanza ottimistiche. Tuttavia, il mercato delle gemme colorate in Italia si muove lentamente nella produzione e resta quasi statico nella vendita al dettaglio.
La domanda nei negozi è molto bassa e l’area produttiva sta subendo un forte declassamento in termini di valore, utilizzando materiali più poveri.
Il calo delle vendite durante l’ultima fiera di Basilea è un ulteriore segnale preoccupante della contrazione del mercato globale.
La sensazione in Italia è che le gemme vengano vendute solo su richiesta specifica, mentre nessuno è disposto ad acquistare per stock. In questa situazione, logistica e servizi come consigli sulla produzione, tempi di consegna, disponibilità immediata, taglio e ritaglio, o termini di pagamento diventano fondamentali per mantenere la posizione sul mercato.